Casa Miriam è nata da un sogno condiviso.



Ricordo bene Silvia, Giulio e Carla che raccontavano ad un bel numero diaspiranti volontari la loro storia e quella di Casa Letizia e del CAV.

È risultato subito chiaro che sarebbero stati necessari impegno epreparazione, non si poteva improvvisare.

La delicatezza delle situazioni, delle mamme e dei bambini, che avremmo incontratoavrebbe richiesto molta attenzione. Non si poteva entrare a gamba tesa, sia purcon le migliori intenzioni, nella vita di chi era già stato provato da varie ediverse vicessitudini.

Per i volontari che hanno accettato l'impegno è cominciata l'avventura, lacondivisione di un progetto di vita, fianco a fianco con le mamme ed i bimbi.

Se devo ricordare ogni singolo nucleo, nel suo percorso, la prima cosa chemi viene in mente è lo sguardo, soprattutto dei bambini. Non potrò dimenticaregli sguardi "adulti" di alcuni dei nostri piccoli, al loro arrivo.Esprimevano la diffidenza e la freddezza di chi non si aspetta niente da chigli sta di fronte, o, peggio,la paura di chi teme l'altro.

E quando, invece, ripenso agli stessi bambini in uscita con le loro mamme,dopo il percorso in Casa Miriam, li ricordo sereni, complici, capricciosiquanto basta, come deve essere normale per quell'età, allora mi sento contentadegli sforzi fatti e del tempo dedicato.

Con le mamme è stato, talvolta, un po'più difficile fare breccia nellacorazza costruita per difendersi dal mondo, ma, spesso, tutti insieme, ci siamoriusciti.

Sono molto triste per la chiusura di Casa Miriam.

Desidero ringraziare tutti quelli che hanno reso possibile questo cammino:Silvia e Giulio, le coordinatrici e le educatrici che si sono succedute, lepsicologhe che ci hanno aiutato,  le mie amiche e "colleghe"volontarie e i pochi, purtroppo, volontari uomini. L'apporto di ognuno è statoprezioso e ha contribuito sempre alla migliore riuscita possibile di ognisituazione che abbiamo affrontato. Grazie a tutti! 

Antonella  (Volontaria)


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